Un viaggio alla scoperta di “SAKURA COLLECTION”, organismo che valorizza i tessuti tradizionali e la maestria degli artigiani giapponesi.

SAKURA COLLECTION è un’associazione creata in Giappone nel 2012 che ha tre missioni essenziali: sostenere i creatori di tessuti, rilanciare il turismo regionale in Giappone e favorire lo scambio culturale ed economico con l’estero.

SAKURA COLLECTION ha progettato numerose collezioni che uniscono stilisti internazionali e materiali giapponesi tradizionali. L’organizzazione attribuisce inoltre un « FASHION DESIGN AWARD » a studenti di moda in tutto il mondo che creano capi e accessori a partire da tessuti made in Japan.

Inoltre, dal 22 al 24 gennaio 2024, i materiali tradizionali giapponesi saranno esposti al Texworld NYC, una fiera tessile di New York, e il 23 gennaio, nella sede del Texworld NYC, si terranno i Fashion Awards, con celebrità come giudici.
Dal 25 gennaio al 5 febbraio si terrà una mostra al Fashion Institute of Technology, una prestigiosa scuola di moda di New York, e il 6 e 7 febbraio si terrà un incontro d’affari al The Pierre, un hotel a cinque stelle di New York apprezzato dall’industria della moda. In quell’occasione, una collezione sostenibile e a valore aggiunto in edizione limitata, realizzata con materiali tradizionali giapponesi come l’Ojiya Chijimi, l’Enshu Mengumugi, la lana Bishu, il SanoAi SyoAizome, sarà presentata da stilisti internazionali molto attivi nelle settimane della moda di Parigi e Milano.

Noi del team Wakapedia, che adoriamo creare ponti tra il Giappone e il resto del mondo attraverso la cultura, non potevamo che essere entusiasti all’idea di collaborare con SAKURA COLLECTION e di imbarcarci in un viaggio incredibile alla scoperta del raffinato artigianato tessile nipponico.

Pronti per la partenza

Era fine agosto. Passavamo le nostre giornate a correre da un appuntamento all’altro nella giungla di asfalto di Tokyo sotto il sole cocente e con il 100% di umidità, bagnati fradici come se avessimo fatto una doccia.

Ripensavamo con nostalgia all’estate scorsa passata nel nostro paese d’origine, l’Italia: il mare cristallino a perdita d’occhio e uno spritz ghiacciato sotto l’ombrellone in spiaggia.

Ringraziando il cielo, abbiamo avuto l’opportunità di sfuggire alla calura di Tokyo grazie all’invito di un’amica del team Wakapedia, Flora Rabitti, designer del promettente brand italiano Florania. Siamo stati invitati a partire per un affascinante tour regionale dedicato alla scoperta della produzione di tessuti tradizionali giapponesi. Immaginavamo già il profumo d’erba e il venticello fresco della campagna sul viso, allora abbiamo accettato senza esitazione!

Il giorno della partenza, appena saliti sullo Shinkansen (treno rapido, ndr), abbiamo mangiato in un sol boccone quattro Ekiben (pasto confezionato venduto in Giappone sui treni, ndr) e ci siamo addormentati. Al nostro risveglio, eravamo in un altro mondo, Nel blu dipinto di blu, per citare una delle canzoni italiane più celebri (Domenico Modugno, of course, ndr).

Tappa n. 1 – Prefettura di Tochigi – Sano Aizome

Ci siamo emozionati arrivando a Sano City: il paesaggio bucolico era splendido e così diverso dai grattacieli di Tokyo. Ci sentivamo come bambini in un film dello Studio Ghibli, pronti a correre nei prati e incontrare Totoro!

Eravamo nella Prefettura di Tochigi per visitare la bottega SanoAi SyoAizome, i cui bellissimi tessuti tinti di indaco svolazzavano delicati al vento, nel verde rigoglioso della natura circostante.

La tintura all’indaco naturale della regione era molto rinomata già in passato. Lo scrittore irlandese Lafcadio Hearn, che visitò il Giappone intorno al 1890, ne parla come un “paese blu” proprio a causa dei numerosi tessuti indaco utilizzati per gli abiti e nel commercio. Quando, all’inizio del XX secolo, l’indaco sintetico iniziò ad essere importato dall’estero, l’industria locale declinò. Per fortuna, nel 2014, un gruppo di volontari riprese l’attività e la tintura all’indaco tradizionale di Sano City venne “resuscitata”, 100 anni dopo la sua scomparsa.

Tappa n. 2 – Prefettura di Niigata – Hon-shiozawa e Ojiya Chijimi

La tappa successiva del nostro viaggio è stata la Prefettura di Niigata. Eravamo già venuti in inverno per fare snowboard nella stazione sciistica di Gala Yuzawa, ma questa era la nostra prima volta nella regione in estate. Siamo onesti: le ragioni che ci hanno spinto a venire non erano puramente professionali. Volevamo degustare il delizioso riso Niigata Koshihikari e il pregiato sakè Junmai Daiginjo Hakkaisan Kongoshin (questo sakè di altissima qualità, la cui produzione è limitata, è davvero difficile da trovare in commercio, ndr).

Abbiamo quindi unito l’utile al dilettevole – o meglio, la golosità alla cultura  – e abbiamo avuto il piacere, dopo esserci ben riempiti lo stomaco, di conoscere due lavorazioni artigianali profondamente radicate a Niigata.

Nella città di Minamiuonuma, abbiamo visitato l’azienda Yamadaori che è in attività da oltre 110 anni. Qui sono prodotti tessuti pregiati con la tecnica tradizionale Echigo-jofu che è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO nel 2009.

Questo tessuto rappresentativo della regione è frutto della lavorazione delle fibre di ramiè, attorcigliate a mano. Utilizzando il processo tie-dye, i filati di ramiè vengono legati in fasci, quindi immersi nella tintura, per creare un motivo geometrico o floreale. Il tessuto viene poi lavato in acqua calda, impastato con i piedi ed infine esposto ad asciugare al sole.

Il tessuto Ojiya Chijimi (anch’esso patrimonio immateriale dell’UNESCO) viene prodotto nella prefettura di Niigata da oltre mille anni. La tecnica di produzione, Yukizarashi, sfrutta il paesaggio innevato. Una volta tinto, il tessuto viene steso direttamente sulla neve per asciugarsi. Quando il calore del sole trasforma la neve in vapore acqueo, l’ozono viene rilasciato nel tessuto. La reazione chimica che ne deriva schiarisce e ravviva i colori delle fibre per creare un bellissimo effetto quasi trasparente. Le lunghe strisce di tessuto stese sulla neve bianca e scintillante sono uno spettacolo meraviglioso e ci hanno ricordato le scene delle poetiche stampe ukiyo-e di Hokusai.

Tappa n. 3 – Prefettura di Aichi – Bishu Wool

La nostra terza visita è stata nel laboratorio di Nakaden Keori, situato a Bishu, la più grande area di produzione di lana in Giappone e una delle tre più importanti al mondo (con l’Inghilterra e l’Italia). Siamo stati colpiti dagli enormi macchinari che si muovevano simultaneamente come se danzassero. Eravamo affascinati da questa produzione in scala industriale; ci ha fatto pensare al film Charlie e la fabbrica di cioccolato!

Queste tecnologie moderne dell’azienda, abbinate alle conoscenze tradizionali della regione, permettono di ottenere una lana di altissima qualità, la cui reputazione ha fatto il giro del mondo, infatti numerosi marchi internazionali si approvvigionano qui. L’azienda è anche sensibile alla questione della sostenibilità e produce lana riciclata.

I prodotti in lana Bishu sono talmente fantastici che, nonostante fosse estate, ci è venuta voglia di imbacuccarci in un maglione caldo e soffice!

Tappa n. 4 – Prefettura di Shizuoka – Enshu Men-Tsumugi e Hamamatsu Marube Denim

La nostra ultima tappa è stata la città di Shizuoka, famosa per il suo tè, ma anche per i suoi tessuti. Lo sapevate che le aziende Toyota e Suzuki, che ora sono produttori di automobili di livello mondiale, erano inizialmente specializzate nei macchinari tessili proprio a Shizuoka?! Ora siete un po’ più acculturati, non ringraziateci.

L’azienda Nukumori Koubou ci ha presentato l’Enshu Men-Tsumugi, un tessuto fatto a mano che ha avuto origine nel periodo Edo (1600-1868). É stato emozionante vedere la terza generazione di artigiani che perpetua questa tradizione secolare: i genitori dell’attuale presidente, Asahi Otaka, infatti filano ancora a mano nel laboratorio! Indossando questi tessuti accuratamente filati si può davvero sentire la passione che è stata messa nel confezionarli.

Ci siamo poi diretti alla fabbrica di denim Hamamatsu Marunabe. La sua particolarità? Essere tessuto con un filo arancione ispirato dalle famose arance della città di Hamamatsu. Oltre alla sua originalità estetica, questo denim è anche apprezzato per la sua qualità e durevolezza.

Nonostante questa volta non siamo riusciti a visitare tutti i produttori affiliati a SAKURA COLLECTION, il team di Wakapedia è estremamente soddisfatto di questo entusiasmante tour alla scoperta di vari siti produttivi. Abbiamo avuto l’opportunità di esplorare tradizioni artigianali di grande valore, scoprendo la magia di creare tessuti originali e inimitabili. Questi manufatti, ampiamente apprezzati non solo in Giappone, ma anche in tutto il mondo, racchiudono l’essenza di competenze artigianali uniche.

Certo, non abbiamo sorseggiato spritz né mangiato la focaccia in spiaggia, ma quest’estate ci siamo nutriti di cultura tradizionale giapponese (e anche delle prelibatezze regionali, siamo onesti). Arigatou gozaimasu SAKURA COLLECTION!

p.s: per il prossimo tour, non mancheremo di visitare altre aziende, tra cui il denim riciclato di One-o-Five DENIM TOKYO (Yamasawa Press), il Tamaori prodotto da Sawai Orimono, la tecnica di cucito di Edvance a Tokyo, la tintura nera di Kyoto Montsuki a Kyoto e il tessuto Oshima Tsumugi (Hajime Syoji e Yumeori no Sato) a Kagoshima. To be continued…