download.phpKyary Pamyu Pamyu  (nome d’arte ufficiale Caroline Charonplop Kyary Pamyu Pamyu) ha esordito come fashion blogger quando era solo una liceale e, in breve tempo, è entrata nella schiera dei pochissimi artisti asiatici ad avere un notevole successo sui mercati occidentali. Modella-icona dello stile colorato e fuori dagli schemi tipico del quartiere di Harajuku, si è lanciata in seguito nel mondo della musica e, supportata dal celebre produttore musicale Yasutaka Nakata e dal pop-artista giapponese Sebastian Masuda, ha cominciato la sua rapida ascesa internazionale.

Il suo video “Pon Pon Pon” ha fatto impazzire il web e l’ha resa nota in tutto il mondo. Kyary è diventata  una star del pop giapponese e “Ambasciatrice” della cultura kawaii (sub-cultura giapponese derivata da manga e anime che si concretizza in uno stile e un’attitudine riassumibili con l’aggettivo “carino” : un mix di innocente, infantile, colorato, decorato, grazioso, piccolo, buffo, etc.).

Con tre album all’attivo (Pamyu Pamyu Revolution, 2012; Nanda collection , 2013 ; Pika Pika Fantajin, 2014) e molti altri progetti in cantiere, la fama di Kyary è in continuo aumento: rilascia interviste in tutta Europa, partecipa a show televisivi, posa per celebri riviste come Elle e Dazed magazine.

Lo scorso 11 luglio, è stata la guest star della Japan Day a Expo Milano 2015. L’occasione perfetta per WAKAPEDIA di incontrarla e saperne di più sulla sua musica e il suo coloratissimo universo.

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PUNTO DI VISTA WAKAPEDIA

Kawaii é una delle parole che bisogna assolutamente conoscere se si vuole visitare il Giappione, un must del vocabolario del turista che vuole comprendere veramente la cultura nipponica. Tradotto in inglese con “cute” e in italiano con “adorabile” o“carino”, kawaii é un aggettivo usato in tutte le circostanze: per designare un oggetto, un vestito, una canzone, un cibo… Se attribuito a una persona, o in particolare a una donna, é veramente un complimento, molto più positivo che “bella” o “sexy”.

Il concetto di bellezza giapponese, infatti, non si riferisce a un modello di femminilità alla Victoria’s Secret, ma piuttosto a una donna minuta, infantile e graziosa.

Kawaii appunto. Un concetto che non deve essere confuso con quello di “Idol“. La stessa Kyary infatti, durante un’intervista al celebre show televisivo francese “Le Petit Journal”, ha sottolineato che si dissocia da questo termine che in genere è riferito a star-teenager molto popolari in virtù del loro aspetto “carino e aggraziato” e che si pongono come modello da seguire per i più giovani. Soprattutto per le idol femminili, questa immagine pubblica pura e perfetta è spesso associata a una, vera o presunta, attitudine casta e virginale.

Con il suo look dreamy ed eccentrico, Kyary non vuole fare sognare gli uomini giapponesi, né essere un guru di stile per giovani fan, ma comunicare la sua personalissima concezione di kawaii. E ci riesce con successo!

I testi delle sue canzoni hanno ritornelli semplici e orecchiabili che entrano in testa e restano impressi come veri tormentoni estivi. I suoi video, che mettono in scena un universo kawaii surreale e bizzarro, reso intrigante da una sottile nota di grottesco, hanno saputo affascinare milioni di fans da un capo all’altro del mondo. Persino Katy Perry ha condiviso sul suo account twitter (il più seguito al mondo!) il video Pon Pon Pon!

Gli stranieri tendono spesso a parlare di Kyary come della “Lady gaga giapponese”. Io penso invece che sia piuttosto una “Kyary nel paese delle meraviglie” o meglio, delle bizzarrie.

Ho avuto la possibilità di incontrare Kyary a Expo Milano 2015, in occasione del Japan Day, evento di cui era ambasciatrice. La cosa più bella di questo incontro é che, nonostante il suo successo planetario, Kyary è rimasta una semplicissima ragazza giapponese, riservata ed educata.

Quest’intervista svela insomma “l’altra faccia di Kyary”, non quella della cantante pop sotto i riflettori del palcoscenico, ma quella della ragazza timida e un po’ misteriosa cresciuta nella caotica Tokyo.

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Sara Waka: Buongiorno Kyary-san, sono Sara, piacere di conoscerti!

Kyary: Buon-gio-ru-no (con accento giapponese molto kawaii, ndr), piacere mio!

Sara Waka: Kyary, sai dove ti ho conosciuta per la prima volta? Su uno dei grandi schermi pubblicitari al celebre incrocio di Shibuya a Tokyo. Lì ho sentito la tua canzone “Tsukema Tsukeru”(Ciglia finte) e mi è subito rimasta in mente, nonostante l’avessi ascoltata di sfuggita. Allora, tornando a casa, ho cercato su internet. Sono stata davvero colpita dal tuo video, un mix esplosivo di kawaii e stile psichedelico.

Kyary: Ahahah, che carina, grazie. Mi fa piacere!

Sara Waka: Puoi spiegarmi meglio cosa vuol dire per te “kawaii”?

Kyary: Penslatesto che il concetto di kawaii sia molto diffuso, soprattutto in Giappone, e declinato in molti modi differenti. La mia filosofia di kawaii si contraddistingue per la presenza di qualcosa di un po’ strano, fastidioso o un po’ grottesco allo sguardo. Un kawaii che vuole innescare uno shock visivo insomma.

Sai, quando ero piccola ho visto “Lo squalo”. C’era una scena in cui il capitano della barca veniva divorato da uno squalo, appunto. Ecco, quella scena ha creato in me un piccolo trauma – repulsione e attrazione allo stesso tempo – e mi ha poi spinta a guardare altri film del genere. Ho iniziato allora ad apprezzare gli horror e ne sono diventata una grande fan!

Sara Waka: Ti capisco perfettamente, anche io sono una patita dei film horror, soprattutto quelli giapponesi. Trovo che nella natura umana ci sia una tensione istintiva, una spinta irrefrenabile a guardare ciò che ci fa paura, che un po’ ci disgusta. Una sorta di curiosità morbosa per il grottesco e il trash. E’ forse questo a cui fai riferimento con la tua idea di kawaii un po’ atipica, no? Un kawaii che associa, per esempio, giocattoli colorati e bulbi oculari rotolanti, uccellini che volano, puzzette color arcobaleno… come nel tuo video Pon Pon Pon. Cosa vuoi comunicare con queste immagini?

Kyary: Come ti dicevo, intendo costruire un nuovo e rivoluzionario universo kawaii, inteso come mix di elementi disparati e che, a prima vista potrebbero sembrare in contraddizione tra loro, ma in realtà non è cosi. Le immagini presenti nei miei video corrispondono a ciò che c’è nella mia testa, il mio mondo immaginario che poi cerco di comunicare al pubblico in modo artistico e in chiave pop.

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Sara Waka by Giulia Pittioni

Sara Waka : In effetti, i tuoi video sono molto creativi e visionari…molto artistici, come dici tu. Quali sono le tue fonti di ispirazione. Chi è per esempio il tuo artista preferito?

Kyary: Katy Perry!

Sara Waka: Ma dai! Penso che la stima e l’ispirazione sia reciproca. So che Katy Perry, durante un suo recente concerto a Tokyo, ti ha fatto una sorta di dichiarazione d’amore.

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Kyary Pamyu Pamyu by Giulia Pittioni

Kyary: Sì, e per me è stato un grande onore! Ascolto Katy da quando sono al liceo e il suo mondo teen – pop colorato mi è sempre piaciuto molto ed è innegabile che mi abbia influenzato.

Sara Waka: E invece, nel mondo della moda, chi influenza le tue scelte, per questo tuo stile così eccentrico?

Kyary: Diciamo che non ho un brand preferito. Mi piace attingere dalle collezioni di stilisti vari e poi accostare capi e stili diversi, un po’ come nei miei video. Ho iniziato a interessarmi alla moda quando ero al liceo, sono cresciuta nel quartiere di Harajuku (quartiere della moda eccentrica e Cosplayer di Tokyo, ndr) e posso dire che lì è nata la mia seconda me, con un nuovo look e una nuova immagine. Da lì ho iniziato a costruire il mio concetto di fashion, di kawaii e allo stesso tempo il mio personaggio.

Sara Waka: Ho visto che ultimamente fai molti concerti all’estero, molti live show internazionali. Trovi che ci sia una differenza tra i fans giapponesi e quelli degli altri paesi?

Kyary: Sì, trovo che i fan giapponesi sono per natura più timidi e riservati, più pudici nel mostrare il loro coinvolgimento. Esprimono il loro entusiasmo soltanto battendo le mani. Gli stranieri invece comunicano le loro emozioni con l’intero corpo: saltano, urlano, ballano. Diciamo che è più facile avere un’empatia col pubblico straniero.

Sara: Sei ambasciatrice della giornata speciale dedicata al Giappone a Expo Milano 2015. Come sai, il tema di quest’edizione è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Qual è un cibo che ti dà energia? Iniziamo dalla cucina giapponese, per esempio…

Kyary: Gli udon! Mi piace cucinarli a casa, scegliere la carne, le verdura e poi mangiarne in abbondanza!

Sara Waka: Ah, sei molto salutista, brava! E invece, della cucina italiana?

Kyary: Ho assaggiato per la prima volta questa settimana a Milano la Bura- bubu- buratta..

Sara Waka (che viene in soccorso linguistico di Kyary): La burrata intendi?

Kyary: Esatto, proprio quella! L’ho mangiata con del prosciutto crudo. Mi ha colpito soprattutto la consistenza, cosí densa e cremosa…mangiandola mi sentivo trasportata in un’altra dimensione!

Sara Waka: Una burrata kawaii insomma. Chissà che non la vedremo in uno dei tuoi prossimi video, in omaggio all’Italia!

Kyary: Esatto, chissà!

(risate)

Sara Waka: Beh, continueremo a seguirti per scoprirlo!

E cosi Kyari, alla fine dell’intervista saluta Sara e torna dai suoi managers. Nel rito Wakapedia si conclude sempre con un bacio, ma i suoi agenti giapponesi si sarebbero scandalizzati! Questa volta, quindi terminiamo con un bacio rubato di nascosto sulla spalla kawaii di Kyari

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Description & Interview: Sara Waka

Edited by: Federica Forte