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Expo London 1851

Le storia di Expo comincia più di un secolo e mezzo fa in Inghilterra. La prima Esposizione Universale si tenne infatti nel 1851 a Londra, città allora all’apice della rivoluzione industriale. Promossa dal marito della Regina Vittoria e da altri rappresentanti della Royal Society of Arts, la Great Exhibition of the Works of Industry of all Nations fu un’enorme celebrazione delle moderne tecniche industriali e venne ospitata nel celeberrimo Crystal Palace di Joseph Paxton, anch’esso un inno alla modernità e all’industrializzazione. Quattro anni dopo, la Francia di Napoleone III organizzò a Parigi la seconda Esposizione Universale, con l’intenzione superare il grande successo londinese. Fu la prima volta che venne creato un padiglione interamente dedicato alle Belle arti, per esporre

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Père Tanguy by Vincent van Gogh

le opere dei più rinomati artisti contemporanei del tempo, come Delacroix, Ingres, Corot, Millet, etc.

Le Esposizioni Universali si susseguirono nel corso degli anni da un capo all’altro del mondo. Tra le più celebri si ricorda soprattutto quella di Parigi del 1889 che vide la costruzione della Torre Eiffel e contribuì alla diffusione del “Japonisme” (ispirazione e passione per l’arte giapponese di numerosi artisti Occidentali come Picasso, Cézanne, Debussy, Puccini…). L’Italia, dal canto suo, ha ospitato tre esposizioni universali: Milano nel 1906, Torino nel 1911 ed Expo Milano 2015.

Ma cosa definisce un’Esposizione universale in quanto tale? Secondo il Bureau International des Expositions, ci sono due categorie di Expo: C’è quella Universale, detta anche mondiale, che ha frequenza quinquennale,durata massima di 6 mesi, un tema generale da seguire, padiglioni costruiti dai differenti paesi e dimensioni dell’area non definite con precisione. C’è poi l’Esposizione Internazionale che può avere luogo nell’intervallo fra due Expo Universali, una durata di 3 mesi e una superficie massima di 25 ettari. Universale o internazionale che sia, Expo resta comunque un’occasione d’oro per quelle città che hanno bisogno di rinforzare la propria immagine e/o ‘ri-brandizzarsi’. Ciò non era sfuggito all’ex sindaco di Milano, Letizia Moratti, che aveva visto il potenziale di Expo in quanto catalizzatore di finanziamenti investimenti in ambito urbanistico ed architettonico. Moratti riuscì a convincere lo stesso sindaco di Shanghai, città ospitante della precedente esposizione universale, a sostenere la candidatura di Milano. Finalista con la città di Izmir in Turchia, Milano ha vinto il duello con 86 voti, ottenuti soprattutto dai paesi Africani e Sudamericani che avrebbero poi partecipato a Expo.

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Expo Milano 2015

PUNTO DI VISTA WAKAPEDIA

Tutto il team di Wakapedia ha visitato, presto o tardi, Expo Milano 2015. In quanto visitatori, Expo ci è apparso come un mix caotico e colorato tra un enorme ristorante multietnico, una fiera dell’artigianato, un parco di divertimento e un’agenzia turistica. Divertente per il palato mangiare patatine fritte inondate di salsa in Olanda, crêpes di gamberetti in Angola, la pregiata carne Wagyu in Giappone, gli hamburger di coccodrillo in Zimbabwe… ma cosa veramente si impara in una giornata da visitatore tra code, degustazioni veloci e camminate per inerzia in mezzo alla calca? NON MOLTO PURTROPPO. Expo è più un Luna Park governato dalla religione della “selfie” selvaggia che un’occasione di apprendere qualcosa sugli altri paesi.

SaraWaka, che invece ad Expo ci ha lavorato (e al padiglione Giappone, vincitore del primo premio per il migliore l’allestimento) ha una visione diversa,  più da inside man.  La boss di Wakapedia racconta infatti che “A poco più di un mese dalla fine di Expo,  credo che molti di noi abbiano subito una sorta di SINDROME DEPRESSIVA POST-EXPUM. Le persone che hanno vissuto l’esperienza da fuori si chiederanno il perché di tanta nostalgia. Immaginatevi di aver vissuto per sei mesi in un villaggio incredibile dove ogni giorno si affrontano sfide di comunicazione dovute alle diverse nazionalità, religioni, e culture… E con queste persone s’intessono poco a poco, relazioni di affetto, confidenza, amicizia. Come spiega Laura Vignati, una mia ex compagna di università che ho avuto il piacere di ritrovare in EXPO: “Ho avuto 600 colleghi, tutti giovani, più o meno miei coetanei. Tutti diversi, ognuno con una storia e una formazione, ma abbiamo formato un bel gruppo, molto solidale e unito. Ci siamo sentiti davvero parte di una grande famiglia allargata”.

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Expo Milano 2015

“Non posso che concordare” spiega SaraWaka, “Io, per esempio, che ho vissuto per un po’ nel padiglione Giappone, ho moltissimi ricordi :  aneddoti semplici, ma profondamente umani, che ancora mi scaldano il cuore e mi fanno sorridere. Come le code interminabili al Padiglione Giappone, con gli italiani imbestialiti e le hostess che non capivano tanta rabbia, perché per i giapponesi fare la coda è un valore aggiunto, fanno code per qualsiasi cosa, anche per mangiare un piatto di ramen!  Ripenso alle storie d’amore nate a Expo tra persone di nazionalità diverse, quando la prima pomiciata era messa in stand-by per guardare su Google Maps la reciproca capitale! Oppure ripenso a quella ragazza del padiglione India che per la prima volta tentava di usare le bacchette per mangiare il sushi ma, non riuscendoci, ha usato imbarazzata le mani, mentre lo staff giapponese le spiegava che in realtà il sushi si mangia

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Japan Pavilion

davvero così!  Mi ricordo di detenuti (impiegati nell’attività d’informazione e accoglienza dei visitatori, ndr) che insegnavano ai ragazzi dello staff che la vera felicità è essere un uomo libero, Ecco, tutte testimonianze della bellezza e della ricchezza racchiuse nella diversità culturale di Expo!

Credo che tutto sia stato veramente magico per noi che abbiamo vissuto Expo per sei mesi: l’albero della vita ci sembrava bello quanto la Tour Eiffel, il caffè dal bar del padiglione Slovacchia pareva buono quanto quello italiano, il DJ del padiglione Olanda era meglio di David Guetta… Insomma, avevamo ancora voglia di vivere la magia di quel favoloso villaggio multietnico, mentre ora tutto è pronto per essere smantellato… Ma d’altronde, forse la magia è vera magia proprio quando non dura per sempre” conclude SaraWaka malinconica.

A esperienza terminata, noi di Wakapedia ci siamo chieste: quali celebrities migliori per parlare di Expo che le persone che l’hanno fatto, che hanno vissuto per sei mesi questa esperienza? Background opposti e ruoli diversi, abbiamo deciso di porre a ciascuno di loro domande identiche:

Qual è stato il tuo ruolo ad Expo?

Per te Expo è passato, presente o futuro?

1  MATTEO, il direttore multitasking (alias: Il boss del Multitasking)

persone-2Sara Waka: Ciao Matteo! Hai fatto un sacco di cose per Expo Milano 2015! Mi fai il riassunto del riassunto delle tue mansioni?

Matteo: É vero, ho lavorato per Expo 9 anni e facendo tre lavori diversi! Mi chiamo Matteo Gatto e, in primis, sono stato chief architect, ovvero ho progettato il sito espositivo di Expo dal 2008 al 2011, con la mia squadra formata da 15 neolaureati, 4 senior, 16 ingegneri e supportato de grandi maestri dell’architettura. Successivamente sono stato coordinatore scientifico nella progettazione delle aree tematiche  (padiglione 0, Slow food, Parco della biodiversità), ciascuna affidata un curatore che a sua volta ha scelto un architetto di suo gusto per curare gli allestimenti. Infine, a sei mesi dall’apertura, sono stato direttore della ‘Visitor Experience’, ovvero ho progettato l’interfaccia del visitatore:  segnaletica, arredi, strutture di servizio… Ora mi sto occupando dello smontaggio e del recupero delle strutture e dei beni al suo interno.

Sara Waka: Per te EXPO è Passato? Presente?  O Futuro?

Matteo: PASSATO. Ho dedicato più di 8 anni a questo progetto ed è stata una grande opportunità per mettermi alla prova e per dimostrare il talento, il mio e quello del Made in Italy in generale. Ciò che più ha ripagato la fatica é stato vedere l’entusiasmo sul volto delle persone. A Expo, la sera andavo spesso a mangiare in incognito tra i visitatori e chiedevo loro cosa gli fosse piaciuto: posso dirti che, nonostante le code, la soddisfazione è stata altissima. Le persone che sono state insoddisfatte, o erano già prevenute, o avevano maturato un’aspettativa per qualcosa che non era Expo. Negli ultimi anni si è coltivata l’idea che Expo potesse essere la soluzione per alcuni problemi culturali e scientifici che andavano oltre la portata dell’evento stesso. Non dimentichiamo però che expo è, fin dalla sua prima edizione nel 1889, un’occasione di intrattenimento e divertimento. Non sono mancati eventi culturali e scientifici, ma sono stati talvolta difficili da localizzare e percepire passeggiando distrattamente per il decumano.

2 – CLAUDIA, la ragazza dell’Info Point (alias: Miss. Spilletta 2015)

Sara Waka: Ti prometto che se, accetti di fare l’intervista, ti regalo la spilla del padiglione Giappone! (Fra i giovani andava di moda collezionare le spille di ogni paese, e quella giapponese era molto ambita, ndr) Spiegami chi sei?persone-1

Claudia: Guarda che ti prendo in parola!! Sono Claudia Privitera e ho origini siciliane. Sono sincera nell’ammettere che non sapevo esattamente cosa fosse Expo prima di viverlo. Oggi, dopo quasi sei mesi che ci lavoro, posso dire che Expo è avere il mondo sul palmo della mano: un mix affascinante di luci, sapori e odori diversi tra loro. Ma, per me, Expo è soprattutto la ricchezza delle relazioni umane che ho stretto ed è stata un’esperienza importantissima di crescita personale. Expo mi ha cambiata profondamente: prima ero una persona pessimista e insicura, vedevo nella vita soltanto ostacoli insormontabili e negatività. La chiamata per venire a lavorare qui mi ha salvata, è stata una perla di positività. Da quel giorno, ho collezionato moltissimi ricordi, ma uno in particolare mi ha molto toccato: un giorno, durante la pausa, ho fatto un salto in Costa d’Avorio per recuperare l’ennesima spilletta per la mia collezione. Il ragazzo nel padiglione mi ha risposto dispiaciuto che le aveva finite. Allora gli ho chiesto di suonare insieme, perché da sempre ho una passione per le percussioni. Lui si è stupito della mia bravura e, per dimostrarmelo, mi ha regalato un bellissimo djembe artigianale. Non puoi immaginare quanto mi abbia fatto piacere. Non solo per l’oggetto in sé, ma per il gesto. Sono cose a cui non siamo più abituati in Italia. E’ da atteggiamenti così che capisci che spesso sono i paesi più poveri ad avere il cuore più grande.

Sara Waka: Per te EXPO è Passato? Presente?  O Futuro?

Claudia: FUTURO! Expo Milano 2015 è stato un trampolino di lancio verso la positività. So che troverò un lavoro alla fine di questa esperienza, perché mi ha rafforzato e sono più sicura di me e delle mie capacità. Expo mi ha dato voglia di uscire dal guscio e in futuro progetto di fare un’esperienza all’estero.  Prima ero un po’ spaventata e titubante, ma ora sono pronta per fare il grande passo!

3 – ISHII, PR producer del padiglione Giappone  (alias: il mio Expo BFF)

persone-3Sara Waka: Breve ma intensa: direi che possiamo definirla così la nostra amicizia, mio caro Ishii-san! Spiegaci che personaggio sei e che immagine hai di Expo, dato che ci lavori per la quarta volta!

Ishii: Esatto, ho già lavorato per Expo Aichi in Giappone, Expo Yeosu in Korea, Expo Shangai in Cina, e infine Expo Milano. Ogni volta ho conosciuto un sacco di persone ma poi, si sa, è difficile mantenere i contatti. Tra me e te penso che sarà diverso: sono sicuro che la nostra amicizia sarà a lungo termine! (risate) Mi chiamo Ryuhei Ishii è sono il Chief Producer degli eventi e delle Public Relations per il padiglione Giappone. Ormai è da 10 anni che lavoro per le Esposizioni universali, ma ancora mi ricordo che, prima di iniziare, per me Expo era un mondo incredibile come nel fumetto “20 Century Boys” (un manga di Naoki Urasawa, pubblicato dal 1999 al 2006 e che presenta un universo cupo, pseudo-fantascientifico, ispirato all’Expo di Osaka del 1970, ndr). All’epoca mai avrei pensato di lavorare per Expo così a lungo!

Sara Waka: Per te EXPO è Passato? Presente?  O Futuro?

Ishii: PRESENTE! Questa è la quarta volta che lavoro per Expo e, onestamente, su di me non ha più l’ impatto stupefacente delle prime volte. Expo Milano 2015 è come avevo immaginato. Mi ha permesso, però, di conoscere meglio l’Italia, quella vera al di là dei clichés. Ho notato che la curiosità intellettuale dei visitatori è indubbiamente più presente qui a Milano che a Shangai, ma a livello logistico l’Italia non può competere con l’Oriente. Ad esempio, se a maggio c’è l’apertura di Expo, a Shangai sono capaci di costruire una strada in un giorno per finire in tempo. Invece qui a Milano, il giorno dell’apertura, il padiglione Italia era finito a metà. E non è stato un caso isolato… Diciamo che per me, da giapponese, è stato difficile abituarmi alle tempistiche italiane! Con questi aggiustamenti di rotta e cambi di programma giornalieri, ho però imparato ad affrontare gli imprevisti e a trovare una soluzione rapidamente, senza pensarci e dover consultarmi ogni volta con i colleghi per giorni, come i Giapponesi. Ho imparato che la perfezione non è sempre un punto di forza ma, per certi versi, puo’ essere anche una debolezza.

4 – MARIO*, il detenuto assistente ai tornelli d’accesso (alias: Il Padrino di Expo)

*(nome fittizio, per ragioni di privacy)

Sara Waka: Oh! Finalmente uno dei detenuti che accetta di fare l’intervista! Non ti preoccupare non scrivo niente di cattivo! Fidati di me!

Mario: Mannaggia a te! L’ultima volta che mi sono fidato ho preso 20 anni…(risate). Ammetto che non avevo minimamente idea di cosa fpersone-5osse Expo prima di viverlo. Quest’anno, il caso ha voluto che facessi parte dei detenuti impiegati per aiutare lo staff “ufficiale”. Dal 6 maggio sono stato in postazione ai tornelli di accesso e, ogni giorno, ho gestito migliaia di persone che facevano la fila impazienti. La prima volta che ho messo piede a Expo mi sembrava un teatro. Era tutto così strano, mi sentivo al Luna Park. Ero affascinato, ma avevo tanto stress per la troppa gente. Non sono più a mio agio in mezzo a tutta questa folla… Nonostante ciò, conservo dei bei ricordi di Expo, soprattutto per le relazioni umane. Prima (di entrare in carcere, ndr) ero un ragazzo brillante, ovunque andavo ero un re. Qui invece sono arrivato ed ero nessuno, ma mi sono fatto conoscere poco a poco. Ho trovato persone semplici, genuine. Ho legato con alcune ragazze che sono state come delle figlie per me.

[ La conversazione si interrompe per l’arrivo di un altro compagno detenuto di Mario. Un giovane ragazzo lituano, esaltatissimo per aver finalmen

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Kazakhstan Brooch

te trovato, al suo ultimo giorno in Expo, la spilla super rara del Kazakistan. La porge gentilmente a Mario che, in segno di amicizia, lo saluta abbracciandolo forte e gli raccomanda, da buon papà,  di non cacciarsi più nei guai con le sue storie di importazioni illegali! ]

Sara Waka: Per te EXPO è Passato? Presente?  O Futuro?

Mario: Ragazza mia, tu devi imparare a vivere nel PRESENTE, non si sa mai cosa succede nella vita. Il passato è passato e non si può ritornare indietro, e il futuro riserva cose imprevedibili. L’importante è vivere ogni giorno senza avere rimpianti (e a questo punto SaraWaka va in overdose da consigli saggi! ndr)

Ecco come due domande all’apparenza semplici hanno avuto risposte molto diverse, talvolta emozionanti. Perché per ciascuno di loro Expo Milano 2015 è stata una sfida e un’avventura che, in un modo o in un altro, ha lasciato il segno.

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The last show of Tree of Life

Description & Interview: Sara Waka

Edited by: Federica Forte